ALLA SCOPERTA DEL SILENZIO FRA LE VILLE SEGRETE DI NOVENTA

“La piazza era sempre deserta. Ci pareva traversandola di cominciare qualcosa di magnanimo, di importante.
Noi facevamo – dico – un piccolo esperimento: quello di riprovare itinerari alla maniera più antica, percorrendoli a piedi.
Così comunque con bastoni e sacchi e scarpacce ci siamo messi per le vie del mondo e svoltato l’angolo abbiamo subito scoperto subito che Noventa è un paese-gramigna. Arrivava dappertutto, arrivava fin dentro le case di Ponte di Brenta: e lo dicono una tabella e una lapide al principio di una strada che a sinistra (Ponte di Brenta) si chiama Strada Podestarile e a destra (Noventa Padovana) ha il nome di via Valmarana.
La ghiaia si faceva sentire sotto le suole e le poche automobili lasciavano fastidiosissime scie di polvere. Subito dopo il preannunciato cavalcavia trovammo a destra la strada “Cappello” segnalata da un tabellone di marmo infisso dentro un sostegno di cemento armato: una dolce stradetta tutta svolte e fossati, orti e siepi e case ed anitre e biancheria sciorinata.”



“Antiche garbatissime costruzioni con il gusto dei timpani e dei cornicioni ritti sugli spioventi a nobilitarle; muri azzurati dagli spruzzi del solfato sopra le viti tirate a pergola; orti a giardino tutti colmi oltre che d’insalata e di salvie di rose e speranzette. Siamo entrati a Noventa senza nemmeno accorgercene. La stradicciola si è spalancata improvvisamente entro un prato fiorito segnato in mezzo da una tranquilla strada. Sui margini del prato erano muriccioli d’altri orti e folti alberi nascondenti altre ville segrete e la chiesa e il suo curiosissimo campanile. Ancora silenzio, ancora solitudine. Qualche grillo cantava da sotto i ranuncoli che punteggiavano di giallo la folta erba; due bambine passavano tenendosi per mano. Ci siamo fermati estatici e stanchi. Avevamo scoperto un paese felice, senza disturbi, senza rumori, di una pace che nemmeno a Venezia si riesce ad inventare più.”

